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Usi e abusi

Programmi ambulatoriali senza farmaci

I programmi ambulatoriali per le dipendenze non si esauriscono con i trattamenti farmacologici. Al contrario, a livello mondiale, la maggior parte degli interventi condotti da professionisti non prevedono l’uso di farmaci ma sono metodologie, applicabili alla singola persona o ad un gruppo, che mirano attraverso diverse tecniche, a rinforzare la motivazione, ad aumentare la fiducia nelle proprie capacità di smettere, a cambiare i fattori ambientali che favoriscono il permanere della dipendenza, a individuare situazioni ed attività che la inibiscono. Questi interventi vengono spesso impropriamente chiamati “counselling”, un termine inglese che originariamente indicava un intervento professionale breve (in genere da uno a tre incontri), focalizzato su un problema specifico e mirato a mettere le persone in grado di prendere le decisioni migliori in base ai propri interessi e valori, mettendo loro a disposizione informazioni affidabili e uno spazio per elaborarle. Anche per i problemi legati alle tossicomanie e alle altre dedizioni può essere utile ed efficace questa metodologia. Tuttavia, più frequentemente, vengono proposti programmi un po’ più lunghi (alcune settimane) centrati sui metodi per smettere.   A  volte è ad esempio necessario concordare un “programma comportamentale” tra il paziente, i suoi famigliari e il terapeuta che preveda una riorganizzazione del modo di vivere in maniera incompatibile con il comportamento che si desidera cessare: in pratica si stabiliscono regole per lo svolgimento di attività lavorative, la gestione del denaro, la frequentazione di amici, le uscite di casa, l’uso del telefono o di internet. Vengono anche concordati “premi” e “punizioni” in base all’osservanza o meno delle regole stabilite.  In altri casi (per esempio quando l’uso di alcol o di droghe è legato a condizioni ambientali sfavorevoli) sono invece proposti programmi cosiddetti socio-educativi che hanno lo scopo aiutare la persona a rivedere i suoi rapporti sociali in base ad un diverso sistema di valori, favorevole al mantenimento dell’astinenza.  In altri casi ancora il programma può comprendere anche la partecipazione a gruppi che, pur essendo condotti da professionisti, utilizzano i meccanismi terapeutici dell’autoaiuto per identificare ciò che aiuta a conseguire l’astinenza. Tra le psicoterapie la più studiata dal punto di vista scientifico è la terapia cognitivo comportamentale che si basa sull’ipotesi che il comportamento indesiderato sia sostenuto da credenze disfunzionali rinforzate, in una sorta di spirale negativa, dal comportamento stesso. Il programma, che deve avere una durata e degli obbiettivi misurabili e concordati, mira quindi ad aiutare la persona a identificare le proprie credenze, a modificarle confrontandole con i fatti e a sperimentare comportamenti coerenti con le nuove credenze. Qualunque sia il programma proposto, il paziente dovrebbe essere informato sulla presumibile durata, sui risultati attesi e sulla qualifica professionale del terapeuta.

Aggiornato da Mariagrazia Fasoli il 19 settembre 2013

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